Non contare gli anni, falli contare

Bella sta cosa che voglio scrivere un fatterello romantico e sdolcinato e il primo titolo che mi viene in mente è lo slogan delle vitamine.

Ok, proseguiamo.

Non parlo molto dello Zar perché nella relazione con lui difficilmente ci sono anniversari, date, situazioni per cui mi trovi a dovermi per forza esprimere in materia di romanticismo, ma a volte mi capita per delle inezie di dover esplodere di cuoricini e non avere il pc a portata di mano e certe nefandezze cuoricineggianti svaniscono. Oggi mi sono trovata col computer acceso e pronto.

Stavo cantando in camera mia come faccio di solito (non molto ultimamente, visto che lavoro tutti i pomeriggi e nei weekend sono a casa sua) e mi è tornata in mente una canzone della mia adolescenza, Hero di Enrique Iglesias. Non sono una fan dei bellocci che fanno musica (se si esclude Robbie Williams) e della discografia di Iglesias jr conosco praticamente solo questo brano, che però, mentre lo cantavo, è risultato particolarmente ostico. Non parlo di un problema di tonalità, di suoni, di tempo, parlo del tema. Lui dice a una fantomatica lei: Posso essere il tuo eroe, baby. Detta così sembra una frase alla Arthur Fonzarelli ed è vero; se, tuttavia, andiamo ad approfondire, lui chiede alla sua amata di stare con lei. Posso starti accanto? Posso esserci quando avrai bisogno di me? Posso sostenerti? Voglio che tu possa contare su di me. Posso essere il tuo eroe, posso baciare via il dolore dalle tue labbra, perché mi togli il respiro. Forse ci sto troppo sotto? Ho perso la testa? Non importa, sei qui stasera. Vuoi salvare la mia anima stanotte?

Sono esplosa, come mi capita raramente, ma sempre meno raramente da quando sto con lo Zar. Piango e sono felice, perché se la voce di Enrique fosse quella sua, io boh, diventerei un fuoco d’artificio. In questi giorni ho avuto dei momenti di estrema stanchezza, di demotivazione e lui mi ha risposto sempre con: “Dai, sei forte. È un momento, ma deve passare, io ci sono, sono al tuo fianco.”. È quel tipo di rassicurazione che non ho mai provato, quell’abbraccio che non è avvezzo agli usi della mia famiglia, quella mano stretta prima di tuffarsi nell’acqua gelida insieme. So che leggerà questo post e spero che arrivi fino a questo punto: il tempo passato insieme è uno dei regali più belli che potessi desiderare. Vivere con te ogni esperienza, viaggiare, guardare film, cucinare, giocare a D&D, fare e dire scemenze, fotografare ed esplorare in giro, ogni cosa con te è unica e irripetibile. Sono davvero fortunata che tu ci sia, perché sai come esserci. Grazie. Sei la mia forza (e il mio First Fan, non dimentichiamocelo).

Un po’ mi dispiace smorzare questo momento lovely, ma in realtà non lo faccio del tutto, perché mi duole dirlo, ma lo Zar non è la sola persona della mia vita a rendermi così felice e piena di buoni sentimenti. Suo malgrado, deve condividere il trono con un’altra persona che, a mio parere, oltre ad essere un valoroso sostegno, è anche una delle persone più incredibilmente contorte (e per questo interessanti) che io conosca. Ieri ero a cena con Davide ed Enrico e mi si chiedeva di parlare un po’ di come vanno le cose: in quel momento (non me ne voglia lo Zar) mi sono resa conto che parlare di lei mi veniva naturale, come se fosse costantemente parte della mia vita (e in realtà lo è). Ci scambiamo i meme, ci scriviamo, quando le congiunzioni astrali lo permettono ci vediamo, ma soprattutto sappiamo litigare. Questo vuol dire che ogni volta facciamo pace. E ogni volta mi riprometto di dirle quanto le voglio bene, che persona speciale è, quanto è preziosa la sua presenza nella mia vita, e non lo faccio mai perché si monterebbe la testa (già so che non l’ho ancora nominata e già starà avendo i lucciconi). La verità è che è la mia anima gemella (e di questo dovrà esserne informato anche il suo fidanzato). Non dimentico i viaggi fatti con lei, i concerti, le lotte sul letto, le confidenze a notte inoltrata, le testate nel disco volante panoramico, i giovedì pomeriggio del cazzeggio, le risate soffocate in ufficio, le battute idiote, le gite fuori porta, le chiacchierate al telefono a chilometri di distanza (che mi sono costate uno sfratto – per fortuna!), tutto, tutto quello che c’è stato in questi tre anni. Ho trovato nuove colleghe di lavoro, nuove compagne di avventure, ma con lei è sempre un’altra cosa. “Si dice che ogni volta che un uomo ride aggiunge un paio di giorni alla sua vita. E noi, amica mia, saremo immortali!”. Da qui in poi c’è stato tutto, la gioia, il dolore, la salute e la malattia. Spero che non si accorga mai di non avere bisogno di un’amica sadica e chiacchierona e che continui a volermi nella sua vita, con compagno e figli annessi (capisc’ a me). Ti voglio bene, Fra.

E grazie Meritene per aver fornito il titolo a questa storia fatta di sole, cuore e amore.

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