Il blocco

L’idea di non farcela è destabilizzante. La vivo abbastanza spesso da quando io e lo Zar ci siamo lasciati, mi sembra che mi manchi un pezzo dell’ingranaggio. È una sensazione falsa, me ne rendo conto razionalmente, NOI DONNE INDIPENDENTI BASTIAMO A NOI STESSE, ma non è questa la mia percezione emotiva. Mi aspettano viaggi ed esperienze che non so se reggo da sola.

Ieri ci siamo rivisti per un evento di rievocazione, abbiamo riso e giocato come ci riusciva bene anche prima. Solo che adesso è tutto più strano, opaco e amaro. Il mio lavoro procede bene, la mia vita pure, c’è qualcosa che non gira e non so cos’è.

Necessario e indispensabile

Ho chiuso un’altra pagina della mia vita. Il rapporto con Aldo è finito in malo modo, che peggiore non poteva esserci.

Avrei voluto avere modo di parlare, di riconsiderare, di “chiarire” (questo verbo che tanto odio), ma non c’è stato modo. È finita e basta. Con l’amaro in bocca, come ogni storia che si rispetti.  Stamattina ho pianto, tanto, troppo, ho insistito sulle possibilità che ci potevano essere di recuperare, rimettersi in gioco, chiedere scusa. Ho deciso di fermarmi prima. Aldo è stato importante per me. Mi ha fatto ritrovare il sorriso mille volte, mi ha fatta piangere e smettere di piangere altre mille e il periodo che ci siamo frequentati ho davvero capito quanto può contare avere qualcuno dalla propria parte quando il mondo brucia. Mi ha ispirato poesie, racconti, pensieri e giochi stupidi. È stato un ascoltatore prezioso e un giudice severo e, nonostante tutto, gli voglio bene. Siamo stati bene. Abbiamo riso. Ci siamo divertiti davvero. Abbiamo provato l’idea di arredare una casa, sistemare un giardino, lavare i piatti e fare la spesa come se fossimo grandi. Abbiamo passato le serate a mangiare schifezze sul divano e guardare stand up, abbiamo mangiato indiano e pizze a non finire. È stato un bel tempo il tempo con lui. Non ci siamo sempre capiti, non ho sempre detto tutto ciò che pensavo e facevo, ma ho condiviso con lui la parte migliore e peggiore di me. È stato bello incontrarlo e fare un pezzo di strada insieme.

Ora si va avanti. Sentirsi necessari e indispensabili è meno importante del sentirsi felici. Io ho bisogno di essere felice e qualcosa mi manca. Mi mancava anche prima, ma speravo di riuscire a non pensarci, però questa teoria l’ho formulata io: se ti privi di una briciola il primo giorno, alla fine dell’anno sarà un macigno grande quanto una casa (e nel mio caso mi è caduto in testa). Ho sbagliato, ho pensato di poter essere completamente me stessa con qualcuno che non era pienamente cosciente di chi fossi, ma aveva la sua versione di me: non passivo aggressiva, non lamentosa, non troppo, non troppo poco.

Ho chiuso con lo Zar perché avevo perso me stessa. Ora che Aldo ha chiuso con me mi rendo conto che avevo continuato a fare la stessa cosa. Voglio essere me stessa e le persone che mi amano, quelle che restano, lo sanno e mi accettano per come sono: lunatica, eccessiva, troia o sposa, depressa o piena di vita. Accettano me. E mi sono necessaria e indispensabile.

Non posso più perdermi di vi(s)ta.

Aggiornamenti

Buongiornissimo, miei cari amici invisibili! Sto scrivendo dal mio nuovo tablet ferma in macchina a Bari. In questi giorni ho fatto mille giri, mille cose e oggi in particolare sono più accelerata del solito. La situazione attualmente è la seguente:

– Il lavoro procede bene. Dopo un primo grosso scazzo con la mia superiore, adesso viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda e l’ingresso di suo figlio nella quotidianità della Cooperativa sta mediando altri potenziali disagi.

– Ho pubblicato Flussi di Incoscienza, una raccolta di poesie belle significative, piene di sogni e speranze, ma anche di amarezza e disagio. Alla mia maniera, insomma. Sto cercando di organizzare qualche evento di presentazione. Insieme a Flussi ho pubblicato la seconda edizione di Storia di Lei con una copertina e un’impaginazione rinnovati, che mi ha fatto tornare a sentire Eve come vicina a me.

– Trascorro molto tempo in giro, ora con Aldo, ora con Domenico. Quest’ultimo si è rivelato essere una persona molto interessante con cui condividere più di qualche canzoncina pop punk. Siamo stati al cinema, a vedere spettacoli di Stand Up, insomma, passiamo belle serate piacevoli e servono a entrambi per staccare.

– Sono entrata in un nuovo gruppo interno alla rievocazione, le Menadi, per creare siparietti danzerecci nel corso degli eventi magno greci. Questo venerdì avremo le prime prove.

– Ho conosciuto un gruppo di over 60 che si spacca di canne con cui suonare versioni jazz di brani pop. Ho fatto con loro solo una prova, ma già mi piacciono.

– Sto valutando di comprarmi un Van. Lo vende Liliana, una signora che lavorava con me a Itaca durante il servizio civile, e sarebbe un sogno che diventa realtà. Dobbiamo solo valutare costi e benefici per bene.

– Nicola ed io ci siamo lasciati. L’era degli Zar è finita, siamo proiettati entrambi in direzioni diverse e pur condividendo ancora qualche piacevole chiacchierata, stiamo andando avanti.

– Vorrei comprarmi casa a Monopoli, quando riuscirò a capire quanto posso permettermi di pagare di mutuo con il mio nuovo stipendio a tempo indeterminato.

– Ho prenotato un weekend a Roma per febbraio per l’Open Studio di TheList e sto organizzando già la mia festa di compleanno. Sono presa bene.

Insomma, sembra che tutto giri nel verso giusto. Sto bene, non potrebbe andare meglio di così. Teniamoci in contatto e lasciamo andare i malumori. Let’s go!