Aggiornamenti

Buongiornissimo, miei cari amici invisibili! Sto scrivendo dal mio nuovo tablet ferma in macchina a Bari. In questi giorni ho fatto mille giri, mille cose e oggi in particolare sono più accelerata del solito. La situazione attualmente è la seguente:

– Il lavoro procede bene. Dopo un primo grosso scazzo con la mia superiore, adesso viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda e l’ingresso di suo figlio nella quotidianità della Cooperativa sta mediando altri potenziali disagi.

– Ho pubblicato Flussi di Incoscienza, una raccolta di poesie belle significative, piene di sogni e speranze, ma anche di amarezza e disagio. Alla mia maniera, insomma. Sto cercando di organizzare qualche evento di presentazione. Insieme a Flussi ho pubblicato la seconda edizione di Storia di Lei con una copertina e un’impaginazione rinnovati, che mi ha fatto tornare a sentire Eve come vicina a me.

– Trascorro molto tempo in giro, ora con Aldo, ora con Domenico. Quest’ultimo si è rivelato essere una persona molto interessante con cui condividere più di qualche canzoncina pop punk. Siamo stati al cinema, a vedere spettacoli di Stand Up, insomma, passiamo belle serate piacevoli e servono a entrambi per staccare.

– Sono entrata in un nuovo gruppo interno alla rievocazione, le Menadi, per creare siparietti danzerecci nel corso degli eventi magno greci. Questo venerdì avremo le prime prove.

– Ho conosciuto un gruppo di over 60 che si spacca di canne con cui suonare versioni jazz di brani pop. Ho fatto con loro solo una prova, ma già mi piacciono.

– Sto valutando di comprarmi un Van. Lo vende Liliana, una signora che lavorava con me a Itaca durante il servizio civile, e sarebbe un sogno che diventa realtà. Dobbiamo solo valutare costi e benefici per bene.

– Nicola ed io ci siamo lasciati. L’era degli Zar è finita, siamo proiettati entrambi in direzioni diverse e pur condividendo ancora qualche piacevole chiacchierata, stiamo andando avanti.

– Vorrei comprarmi casa a Monopoli, quando riuscirò a capire quanto posso permettermi di pagare di mutuo con il mio nuovo stipendio a tempo indeterminato.

– Ho prenotato un weekend a Roma per febbraio per l’Open Studio di TheList e sto organizzando già la mia festa di compleanno. Sono presa bene.

Insomma, sembra che tutto giri nel verso giusto. Sto bene, non potrebbe andare meglio di così. Teniamoci in contatto e lasciamo andare i malumori. Let’s go!

E rieccoci qui, miei cari invisibili amici. In questi giorni sono abbastanza in sbattimento per una serie di impegni (sempre piacevoli per fortuna), ma stasera l’allineamento delle stelle mi ha voluta qui, davanti alla solita scrivania con le dita in fermento.

Un po’ per volta sto guadagnando nuovi territori inesplorati. Vi dirò, non che si tratti di nazioni intere, piccoli passi che non avrei mai scelto di fare da sola senza il giusto sostegno, un sostegno che ho forte e chiaro. Sono molto nervosa in questo periodo, questo è vero. Non riesco a rilassarmi per bene, se non a tramortirmi con l’alcol o intossicandomi col glutine.

Tra qualche giorno partirò per Montelago, mai così ambivalente nei confronti di questa esperienza: da un lato so che è un mondo in cui mi ritrovo, ho preparato la valigia, stavolta sono pronta e preparata a sentirmi bene. Dall’altro lato sono spaventata dalla mia dipendenza. Il cellulare è sempre più presente, poi c’è Aldo che mi dà feedback, quindi ormai il telefono ha un doppio legame con le mie mani.

Sicuramente sono super paranoie pre partenza. Una volta lì, smetterò di pensare. O forse troverò il modo per tornare a scrivere cose belle, invece di rimescolare robe già sentite.

Non so, vi aggiorno.

Intanto ogni tanto mi viene voglia di riaprire un qualche fascicolo archiviato, un ex da sfottere per il gusto di farlo, tipo Claudio, che si è sposato e si è dimenticato (ma non credo proprio) di quanto ci siamo divertiti. Sono una stronza, sì. Lo contatterei esattamente per rompergli il cazzo, non per altri motivi. Non mi ci vedrei, non cercherei l’occasione, solo ed esclusivamente per creargli problemi. Perché mi va. Perché so che potrei farlo e mi farebbe abbastanza percepire di avere il controllo.

Non credo che lo farò, ma valutiamo ogni possibilità.

Per il resto, tutto va, mi sembra quasi di non avere più motivi per andare avanti, ho scritto una riflessione su Facebook dopo aver mischiato Zomig e vino rosè e un paio di persone insignificanti si sono preoccupate per me. La incollo qui:

Ho avuto un’esperienza di quasi morte.

Praticamente senza sapere quali fossero le controindicazioni ho associato alla molecola di zolmitriptan mezza bottiglia di vino rosè.

La serata è stata divertente, poi, tornando a casa, ho cominciato ad avvertire i primi problemi: giramenti di testa, letargia e una chiara intenzione di farla finita. Proprio basta, le mie esperienze le ho fatte, i miei affetti li ho amati, ora anche basta.

Ho realizzato dopo di essere stata “vittima” dell’interazione chimica, ma sul momento è stato tremendo. Ho sperato di non uscire viva dalla macchina che mi riportava a casa, immaginando chi si sarebbe dispiaciuto e chi meno. Alla fine ero completamente indifferente, non avevo neanche paura. Era quasi un desiderio di smettere di affannarmi dietro alla mia vita e lasciar andare l’inerzia verso il baratro.

Un incubo ad occhi aperti.

Quindi, in campana: alcol e medicine no buono.

Insomma, belle cose. Vediamo cosa ci riserva questo Agosto. Let’s go.

Gli racconteremo

Questo pezzo piace sia a me che allo Zar, ed è merce rara visto che viaggiamo su frequenze musicali diverse di solito.

Si tratta di un brano in cui Lo Stato Sociale si chiede con Jacopo Et cosa diranno ai loro figli quando dovranno raccontargli chi erano alla loro età, quando andavano a finire le birre al bar o delle giacche di pelle o delle donne tradite e ritrovate.

Oggi, o meglio, ieri, ho ritrovato Nimue. Nimue è stata mia amica per quasi tutti gli anni delle superiori, poi si è diplomata, prima di me, e ha lasciato il mio liceo per l’università. È stato lì che ci siamo perse del tutto. Non è stato voluto, ci siamo semplicemente allontanate e perse di vista. Oggi ho pensato a lei, visto che tra una settimana incontrerò il nostro idolo, e volevo farla partecipe della mia gioia.

Così, mi sono ritrovata nella notte a sfogliare le pagine della memoria, prima il liceo, poi l’università, poi tutte le nuove sfide che mi ha posto la vita, ogni volta con una forma e un’intensità diversa. Così ho cercato i cd, le foto, gli scritti del periodo. Ho trovato i messaggi di Renato, oggi padre di una bambina di pochi giorni, che si sentiva uno stronzo per avermi messo la mano sul suo pene, o che mi invitava a “giocare” da lui, sapendo che intendeva parlare di fare petting. Rileggo delle situazioni che all’epoca mi sembravano assurde e che, lette oggi, sono paradossi:

R. 27/01/2005 22.36: Nn hai paura di eventuali serate che passeremo nello stesso letto?
V. PERCHÈ, PENSI CHE TI PRENDA A CALCI MENTRE DORMO?
R. 27/01/2005 22.44: In verità pensavo a te col vestito in cuoio e la frusta…

Questa per dirne una… insomma, senza tirarla troppo per le lunghe, mi sono trovata alla mia scrivania, con quel bel magone pieno di risentimento e cose non dette da tirare fuori, la lampada della penombra, le ventole a tremila e un diario nello scaffale che mi urlava LEGGIMI, APRIMI, RICORDATI. Così l’ho fatto e ho capito che avrei dovuto fare la veggente. Odiavo chi odio oggi già nel 2003, ero infelice per colpa sua da pre-adolescente, non avevo alcuna voglia di combattere guerre non mie, eppure finivo sempre sola, perché il suo brutto carattere faceva emergere il mio e bruciava tutto ciò che mi era attorno. Ero un fottuto drago pieno d’odio. Non voglio recriminare niente a quella ragazzina, anzi, è stata fin troppo forte per le ginocchia che aveva. Altri si sarebbero spezzati, lei invece è caduta, si è sbucciata la pelle più volte, ma ha continuato a correre. Forse è questo che oggi mi ha dato la forza di urlare in faccia a un imbecille che mi ha raschiato la macchina. Forse è questo che mi ha permesso di iniziare il 2023 dicendo IL PEGGIO È PASSATO. Forse, alla fine, posso essere fiera di me, perché in quei TI AMO che nascondevano un FAMMI TOCCARE LE TETTE ci ho creduto, ho sentito qualcosa, mi sono sentita in grado di poter decidere se mi piacesse o meno stare al gioco. L’ho diretto il gioco, a un certo punto. Lì ho cominciato ad accumulare punti esperienza e senza rendermene conto ho battuto il record: delle mie amiche, dei miei ex, delle mie aspettative.

Ora, alle porte dei 33, penso di essere pronta a dire che questi vent’anni sono serviti. Non sarò maturata, non lo sarò mai, ma ho vissuto tanto e intensamente. Sono pronta a guardare oltre.

È il mio momento.