La pulce e la noce

Buio. Una luce illumina la penombra della camera contornata dalla violenza bianca dei pixel. Dita sui tasti, sguardi allo schermo.

“Fai piano. Ho una certa età, certi strapazzi potrebbero farmi male.”. Farò piano. Guardo te mentre, lentamente, sfilo via la lana che avvolge il mio corpo. “Te lo avevo detto che faceva caldo. Stai meglio ora?”. Certo, respiro. Ricomincia a farlo anche tu, non te ne dimenticare. Sorridi, sai che ti sto lasciando fare. “Non mi piace quello che indossi. Dovresti toglierlo.”. Rido. Conosci ogni modo per farmi divertire mentre cerco di farti eccitare. “Melanie, concentrati però. Qua stiamo facendo cose serie.”. Si, scusami. Avrei bisogno di bere qualcosa. “Versati del vino, ti disinibisce.”. Ecco, ne vuoi? “Mi piacerebbe, ma sai che non posso.”. Allora berrò anche il tuo. Una lacrima rossa scivola dalle labbra al mento, al collo, tra i seni. La gonna ed i collant scivolano via lasciando intravedere gli slip sotto la canotta che allungo con un gesto quasi inconsapevole. “Non nasconderti, fatti guardare.”. Risistemo la canotta, mi alzo in piedi, faccio un giro su me stessa. Posso continuare? “Ho intravisto la bottiglia di Bordeaux. È ancora a metà. Pensi di riuscire a finirla?”. Sarebbe meglio finirla in due, ma chi sono io per dirti di no? Riempio il tuo bicchiere, poi il mio, li scolo entrambi. Abbasso una bretella del reggiseno. Poi l’altra. Lo sbottono e lo sfilo, lasciando intravedere il contorno dei capezzoli dalla canotta. “Effetti speciali, vedo.”. Ho la testa leggera, mi viene da ridere e nella bottiglia resta ancora qualche sorso. “Lo so che puoi finirla. Dai, fallo.”. Appoggio le labbra al collo della bottiglia, passo la lingua sull’apertura lentamente, come vuoi tu. Finisco il Bordeaux e poggio la bottiglia sul tavolo. “Brava, finalmente. Perché non giochi un po’ con quella bottiglia?”. Va bene. Mi passo la bottiglia tra i seni, ma scivola. Quindi tolgo la canotta e la incastro, ferma tra il destro ed il sinistro. “Riesci a stupirmi ogni volta!”. Sei tu che mi rendi creativa, lo sai. “Sai cosa sarebbe altrettanto creativo? Infilare la bottiglia proprio lì.”. Ne sei sicuro? Non so se sono in grado. “Beh, tentare non nuoce.”. Via gli slip, si va in scena. Il vetro freddo del Bordeaux penetra dentro di me, agevolato dall’eccitazione. Ti guardo sogghignare e capisco cosa vuoi. Poggio la bottiglia in piedi sul letto e vi monto sopra. Con una mano stringo i seni e con l’altra sfioro il grilletto gonfio. Sento il vetro scivolare più in profondità ed aprirsi un varco. Cavalco il Bordeaux come se fossi tu, lento e deciso. I tuoi occhi mi avvolgono, avvampo e gemo. Riempio la bottiglia del mio piacere. Mi guardi, ma non sembri soddisfatto. Cosa c’è? “Beh, ottimo spettacolo, non c’è che dire. Ma se finissi infilando quella stessa bottiglia nell’altro posto, quello più stretto, sarebbe davvero perfetto.”. Sono appena venuta, devo riprendermi. “Se ti riprendi non c’è gusto. Fallo ora.”. Ancora tremante di piacere, riafferro la bottiglia versando il contenuto tra le natiche. Gocce rosse e biancastre inumidiscono ed ammorbidiscono la pelle. Il collo non sembrava così largo prima. Mi stendo sulla schiena, divarico le gambe per mostrarmi meglio. “Sei davvero un bel vedere.”. Grazie, ma fammi concentrare. Blocco il clitoride tra indice e medio, lo titillo velocemente e sento i muscoli rilassarsi. La bottiglia si fa strada nel buco più stretto che è pronto ad accoglierla. Ad occhi chiusi, ti sento respirare più veloce. Torno a concentrare l’attenzione su di me, sul mio piacere. Spingo più a fondo, più veloce. Sento il buco allargarsi ritmicamente e i tuoi gemiti crescere. Esplodo, senza controllo.

“Ogni volta sei una scoperta. Arriverà il giorno in cui potrò toccarti.”. I tuoi occhi sono malinconici. Sì, arriverà, prima o poi. E magari brinderemo assieme.

Morire, dormire. Dormire, sognare, forse.

“Il mio corpo vibra di te, della tua assenza, del tuo piacere.”.

Sognare, per davvero, con gli occhi aperti e la vita fra le mani.

Ho fatto una follia, come tante nella vita. Sono partita, di sera, verso luoghi e mondi sconosciuti, facendomi sorprendere dalle luci nella notte dietro una collina e dal panorama sconfinato verso il mare, il cielo e l’immensità. L’ho voluta, profondamente. Ho messo su il mio cd del periodo, un disco educato dal titolo “Gradisce dell’Indie?” e mi sono lasciata trasportare verso la costa alle mie spalle. La notte mi ha dato rifugio, sollievo, mi ha accolta tra le sue braccia sulle note che avevo scelto, sorprendendomi. Come tutta la gente della notte, mi sono accomodata in quell’oscurità, prendendomi il mio spazio. Ho raggiunto degli occhi grandi e scuri, al di là delle stelle a me conosciute, delle mani assetate, delle labbra avide e calde. Ho raggiunto me stessa, ho ripreso contatto con quella parte che chiede, pretende e talvolta si impone. L’ho recuperata dal baule impolverato dell’oblio e in gran spolvero le ho fatto respirare quella stessa libertà. Ho raggiunto la voglia, la sete, la fame, la carne, il sangue e la fragranza pungente di una mela peccaminosa appena addentata, ma non mi è bastato. A morsi nervosi, carichi, pregni di violenza, ne ho staccato ogni piccolo pezzo fino al torsolo, nudo, inutile. Soddisfatta, ma non sazia, ho abbandonato il vero per l’onirico e al mio ritorno ho cercato quel torsolo per addentarlo ancora, all’osso. Avida, ingorda, ho preso la vita e ne ho fatto acqua e pane. Ho rivisto il mio corpo, nudo, allo specchio, perso nelle sue mani, nelle parole sussurrate all’orecchio, da far rabbrividire. Penso a questo stesso corpo che ormai gli appartiene, usato e coccolato a suo piacimento conservandone rispetto e devozione, sporcato dal suo odore e ripulito dalle sue parole. Veleno, pozione, elisir: tutto per rendermi me stessa, per riprendermi il mio posto, il mio io. È poesia, è musica, è arte. È l’ispirazione che cercavo, lo stimolo a riaccendermi. E se riprendo il controllo, non mi controllo più.

zanardi_pacco_sono_un_lupo

Like a virgin

Insomma basta. Stiamo ancora a filosofeggiare sull’importanza dell’illibatezza fino al matrimonio o ci siamo evoluti? Si è abbassata l’età in cui ci si avvicina al sesso per la prima volta. Abbassata rispetto a quando però? Agli anni 80 presumo. Negli anni 80 forse si poteva parlare di volersi preservare per la prima notte di nozze, che talvolta poteva anche arrivare a 25 anni. Se facciamo, tuttavia, un piccolissimo passo indietro, vediamo che forse solo le nostre mamme si facevano questo tipo di scrupolo. Già le nostre nonne la sapevano lunga: non solo prima del matrimonio, ma prima ancora di frequentare qualcuno si ritrovavano con figli e case da mandare avanti. Loro hanno cominciato con questa storia del matrimonio, perché all’epoca era una garanzia: io mi concedo, ormai il danno è fatto, sposami e facciamola finita. E per questo sono forse i matrimoni più longevi, ma anche quelli vissuti con meno consapevolezza dei propri istinti, gusti e passioni. Fondamentalmente sposarsi a 17 anni ed aspettare il matrimonio per consumare non richiedeva chissà quale sforzo. Al giorno d’oggi, però, anche loro si sentono in diritto di parlare. L’età in cui le ragazze del ventunesimo secolo perdono la verginità oscilla tra i 14 ed i 16 anni. Qualcuno dice: “Ma è troppo presto!”. A queste persone chiedo: “Allora quando?”. Non sono una sostenitrice del sesso prematuro, ma cosa diamine ne sapete voi? Le ragazze di oggi sono sveglie. Sono avanti. Si, ok, qualcuna è ancora un po’ ingenua, qualcun’altra è frivola, ma questo non significa che siano meno consapevoli di se stesse, dei propri sentimenti o degli istinti che si hanno solo nell’adolescenza.

Però una cosa a queste ragazze la voglio dire: scegliete bene con chi valga la pena. Non fatevi trattare da marionette senza cervello né provate a farvi convincere da qualcuno a farlo. Se lo volete, fatelo. Prendete in mano la vostra femminilità e lasciate indietro le bambole ed i giocattoli. Abbiate consapevolezza del vostro essere donne. L’amore, il sesso non sono cose di cui avere paura: vanno vissute con la massima serenità. Solo così sono realmente piacevoli. E solo così è possibile esplorare ed esplorarsi, senza limitare le proprie scelte e di conseguenza il proprio piacere.

Divertitevi!