Nottate ittate

Mi mancava parlare con te a notte fonda. Mi mancava quel VIXOLINA, le offese idiote e senza motivo, le battute stupide. Mi mancava raccontare parti di me che non sapevi (tutti sanno che canto, è assurdo che non lo sapessi). Mi mancava chiacchierare senza secondi fini, per chiedere o per sapere, ma solo per sentirsi. Mi mancava l’amico di una vita che sa ritrovare la strada. Mi mancava sentirmi compresa, mi mancava piangere e sapere che dall’altro lato c’è una spalla su cui farlo. Mi mancava un Fra, nel vero senso della parola. Abbiamo reinventato questo rapporto ancora una volta, ma questa credo che sia quella che ci sta portando nella direzione migliore: riflettere sugli sbagli, analizzare gli errori, razionalizzare le situazioni e cercare di essere migliori dei nostri lati peggiori. Non voglio essere la tua psicologa. Voglio essere tua amica e dirti che sei una testa di cazzo quando te lo meriti e condividere con te gli scazzi di una giornata storta. Ho un blog da quando ci conosciamo, da quando eri Sephiroth e scrivevi delle mirabolanti imprese di un simpatico gruppo di disadattati che eravamo noi, e spesso ho scritto di te detestando il modo e i motivi per cui avevi deciso di allontanarti da me. Questo è un nuovo corso, una storia ripartita in mezzo alla confusione di una serata alcolica nel mezzo di un festival celtico nelle Marche e che abbiamo riassestato con il tempo. Spero di poterti essere utile almeno la metà di quanto tu lo sei a me in questo momento. A buon rendere.

Super omnia insomnia

Mi sono rotta.

Non nel senso che mi sono scocciata, nel senso che si è proprio inceppato qualche meccanismo, qualche ingranaggio ha smesso di funzionare. Sicuramente quello di regolazione dei ritmi sonno-veglia è andato a fanculo, non ci sono dubbi. Poi si è scassato quello dell’autonomia decisionale, grazie al quale sono puntuale, precisa e soddisfatta di fare tutto nei tempi, perché vivo in un costante ritardo. Sicuramente si è fottuto anche quello che regola la libido, che di sti tempi pure le lavalamp hanno un che di eccitante; quasi certamente quello che regola l’intensità degli affetti, delle emozioni positive e negative. In particolare: amo eccessivamente e odio ai limiti dell’omicidio. Cosa sta succedendo?

In primis, mi sto dedicando a me stessa, soprattutto dal punto di vista del benessere fisico. Sto facendo esercizio ogni giorno per due ore e, pur non avendo perso nemmeno un grammo in 10 giorni, mi sento bene e quindi continuo; in secondo luogo, sto analizzando i rapporti che ho e li sto vedendo illuminati da una luce diversa. Alcune di queste nuove prospettive mi stanno arricchendo, dandomi anche delle ottime sensazioni, altre stanno mostrando tutta la polvere nascosta sotto il tappeto, al punto da provocare uno shock anafilattico relazionale. Andiamo con ordine. Ho fatto una call su Instagram (successivamente anche su Facebook con zero risultati) per destinatari di lettere: PAROLE SCRITTE AD UN DESTINATARIO ANDATO VIA PRIMA DI AVERLE RICEVUTE. Volevo scrivere e volevo smettere di parlare da sola come faccio sul blog o su Word (a proposito, ho ripreso a scrivere, ma ne parliamo dopo). Insomma, alcune di queste lettere hanno avuto risposta, inutile dire che tutte mi hanno arricchita e fatto provare mille cose diverse. Ho deciso di prendere le parti che mi sono piaciute di più e metterle un po’ alla rinfusa qui di seguito. E già così fanno il loro effetto.

Per quanto assurdo possa essere, la mia vita non è cambiata per nulla, LOL. Non sperimento quella sensazione di claustrofobia di cui si lamentano tutti, o dalla quale vogliono evadere, la vita dei topi di biblioteca, o dei nerd è così. Indipendentemente dalle vittime che sta facendo questa guerra, dalla malattia e tutto il resto, che sono cose che affrontiamo sempre, i nostri sistemi immunitari sono continuamente in lotta contro qualcosa, a volte ce ne accorgiamo, a volte no, stiamo riscoprendo l’umanità e l’empatia che in tanti, se non in tutti, era andata perduta. Grazie Vale, ti voglio un bene immenso. Alla fine la vita è troppo breve per tenersi tutto per sé. Non vedo l’ora di passare altro tempo con te, soprattutto dal vivo perché mi annoia parlare solo sui social e spero di rivederti al più presto. Voglio solo questo: la tua felicità. E soprattutto quel sorriso a 32 denti che tanto ti caratterizza. Ti ringrazio per avermi scritto questa lettera, dalla quale traspare tutta la dolcezza e l’umanità che ti hanno sempre contraddistinto. Dove sono le gif dei gattini commossi quando servono? Di nuovo, grazie. Ti conosco da un po’ e, pur non frequentandoti, sono certa di poter dire che sei una ragazza come poche, sempre pronta ascoltare gli altri ed aiutarli nel momento del bisogno. Comunque ho apprezzato tantissimo la tua lettera, mi stavo emozionando. Sei una delle poche candele che devo mantenere accese per illuminare la mia strada ed evitare nel buio. Che ne dici se, quando tutto sarà finito, andassimo a farci una bella serata di karaoke insieme? Ti abbraccio forte forte!

I Destinatari

Si tratta di studenti, liberi professionisti, a lavoro e in quarantena, tutt*, ognuno a proprio modo coinvolti in questo esperimento. Hanno preso cinque minuti della loro giornata e l’hanno dedicata a rispondere alle mie parole. Bello, no? Mi sono sentita considerata e alcune lettere mi hanno fatta piangere quando le ho scritte e quando ho letto le risposte. Voi direte: “Che novità, tu piangi sempre!”. E avete anche ragione, ma stavolta ho dei motivi validi.

Tra i punti positivi c’è la cura dei rapporti un po’ zoppicanti, quelle amicizie che non consideri proprio all’ordine del giorno, quelli che non contatti subito se ti serve una mano, ma magari ti ci vai a prendere una birra di martedì sera. Ho smussato delle spigolature e trovato nuovi punti in comune con chi proprio non mi aspettavo. Ho passato la notte a cazzeggiare al telefono con il Bender di sempre, ritornando indietro di sei anni, perdonandogli di essere stato “Bender, compagno di bevute e storico assente nei momenti salienti della mia vita”. Ci siamo riacchiappati, come si dice in gergo, e sembra che possa andare bene. Passo spesso pomeriggi a chiacchierare con Miriam, anche lei in isolamento e con la passione per il fitness, e sto iniziando a conoscerla meglio. Poi c’è Antonio, il mio “soulbro”, tra meme e canzoni di Elio e le Storie Tese, trova sempre il modo di sdrammatizzare, nonostante la situazione sia dura per tutti. Proprio lui è stato l’eletto al quale ho fatto leggere il mio nuovo “progetto letterario” (che detta così pare una cosa tanto seria, in realtà non lo è). Mi ha dato dei consigli per renderlo meno caotico, vista la vastità di vicende trattate e li ho seguiti. È la redazione delle mie memorie prima che dimentichi definitivamente tutto quello che è successo prima della scorsa settimana (l’età avanza).

Arriviamo quindi lentamente ai lati negativi. Non dormo più. O meglio, dormo a caso, in momenti decisi dal caso. Non sono stanca, non si spegne il cervello. Adesso che sono le 3 potrei guardare tranquillamente un Signore degli Anelli senza sbadigliare. Non bevo caffè, non assumo sostanze, non fumo, non bevo, il mio corpo non è un tempio, ma la sede per le riunioni degli Alcolisti Anonimi. Davide mi manda continuamente video informativi sulle direttive nazionali o idioti con canzoncine rifatte e non so come dirgli che non mi fanno ridere, gli voglio bene e anche lui è in isolamento. Qualcuno ti contatta solo per il proprio tornaconto, millantando idiozie su idiozie, altra gente è completamente sparita a farsi i cazzi suoi, parenti, amici, PUF! Completamente assenti. Sono amareggiata soprattutto dal fatto che questi rapporti tenderanno inesorabilmente a spegnersi, perché se non ci sei nel momento del bisogno, che cazzo ci sei a fare quando le cose vanno bene?

Quindi sta venendo fuori un po’ la natura delle persone, buona o cattiva che sia. La mia, per quanto cinica e menefreghista, si è rivelata essere più sensibile di quel che mi aspettassi. Chissà che non impari davvero qualcosa stavolta.

Devo dirti una cosa

Poi ne parliamo. Poi te lo dico. Dobbiamo parlare. Non posso dirtelo al telefono, poi ci vediamo e ne discutiamo.

Odio profondamente questo tipo di espressioni. In particolare quando si tratta di cose veramente importanti, tipo i 775 euro che sto aspettando di ricevere dall’associazione. Partendo dal presupposto che già non sarebbero 775 a causa della maledetta ritenuta d’acconto, ma si tradurrebbero in 620 € (avendo fattualmente regalato 15.5 ore allo Stato Italiano). Ora viene fuori che alcune delle ore segnate facevano parte di un progetto nel quale le ore non si calcolavano e di conseguenza mi sarebbero (in teoria) già state pagate. Se non fosse che il mio impiego per quelle ore sarebbe stato molto meno gravoso se avessi saputo che facevano tutte parte dello stesso pacchetto, per giunta non dimostrabile. Vabbè, beneficenza. Poi andiamo alle riunioni, perché per le riunioni mica ti devi scaricare le ore, sei vicepresidente, alle riunioni ci dovresti essere a prescindere. E si, quando conviene sono vicepresidente. Poi si fanno passi importanti, si conosce gente, si fanno cose rilevanti e AH VALERIA, NON PENSAVAMO CHE TI INTERESSASSE VENIRE. E quindi via anche quelle ore. Farò prima a dire: “Ok, datemi una cosa a piacere.”. Tipo parcheggiatore abusivo. Perché alla fine non importa che abbia privato del tuo tempo la tua famiglia nei giorni di festa, che ti sia sbattuta per fare due lavori e tenere fede agli impegni presi, che tu sia sempre pronta e a disposizione per dare una mano, che riesca a tappare i buchi che lasciano gli altri, che metta in gioco le tue risorse, i tuoi strumenti e mezzi per far riuscire le serate, che suggerisca sempre nuove idee, che aspetti pazientemente che arrivi quel maledetto momento in cui quegli spiccioli ti verranno accreditati senza rompere le palle a nessuno. Alla fine ti propongono una figura da segretaria (nonostante un master costato 3500 euro proprio per occuparti di mediazione interculturale) compresa di un cofinanziamento di 800 euro. 800 euro che mi sono sudata con un altro lavoro, in cui mi hanno riconosciuto straordinari, ferie, buoni pasto e tredicesima.

Non ci sto dormendo la notte. So che dovrò mandare al diavolo quel castello che ho contribuito a costruire e dover aspettare IL GIORNO IN CUI TORNERÒ DAL MIO VIAGGIO per discuterne di persona e spezzare ancora una volta il mio cuore per mantenere intatta la mia dignità professionale, mi corrode dall’interno.