Quando un’amica torna single

E forse è vero che mi sveglio e non ti cerco. Forse è sano che non ti parli e non mi pento. È giusto e ovvio che ti scusi e non ti sento. Forse in fondo un po’ però mi sei rimasto dentro. Non ti voglio, non ti ascolto, sei un lamento. Però poi parliamo insieme, stesso accento. Un buco al cuore, qui nel petto, hai fatto centro. Sono stanca, triste, affranta, vuota dentro. Quel fuoco ardente dentro me ormai l’hai spento. Del mio dolore il tuo contatto è l’epicentro. Del mio equilibrio ho smarrito il baricentro. Di notte, si, vorrei parlare, ma mi addormento. Quante bugie ti ho perdonato? Cinquanta? Cento? Ormai son tante, troppe, le ricordo a stento. È vero, adesso sono ancora in sbattimento. Mi distraggo, non ci penso, ma ancora stento. Riesco solo a guardare in faccia il fallimento. Mi hai detto: È stato un solo un po’ un fraintendimento. Ma certe cose non le vedo, me le sento. E non dovrai fare nessun altro giuramento, ormai è fatta, chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro. Sarà dura, ma riuscirò in questo intento, certo non facile, siamo in isolamento. Lascerò andare ogni mio fare violento e tornerò a correre, libera come il vento.

Riprenditi

Riprenditi il tempo.
Riprenditi lo spazio.
Riprenditi l’acqua.
Riprenditi il sole.
Riprenditi la vita che avevi lasciato.
Riprenditi la voglia.
Riprenditi ogni singolo attimo.
Riprenditi la gioia di vivere.
Riprenditi la libertà che avevi perduto.

Ma soprattutto riprenditi.

Sentiti libero, granchio

Ti guardavo sotto il sole, su uno scoglio, tra le onde infrangenti, sui gusci catarifrangenti. Il secchiello ti ha catturato, un bambino, ci hai giocato, si è annoiato, ti ha abbandonato. Così, con un calcio l’ho fatto cadere (il secchiello, non il bambino) per farti rivedere il mare e l’orizzonte, cacchio! Sentiti libero, granchio!

Ispirato e sospirato da Metodo di sofferenza creativa di Filippo Dr. Panìco